venerdì 26 giugno 2015

Parenti

Incontro per strada una mia zia che non vedo da un po', ci salutiamo e, mentre cerco di aggirarla per non dovermi fermare a parlarci, quella mi sbarra il passaggio costringendomi a fermare i miei passi ed attacca bottone.
Solite domande di rito ("A casa tutto bene?" "L'università?" "Il Lavoro?"), poi scatta la bomba:

«Ma com'è questa storia che ha scritto un libro, eh?»
«Che ti devo dire» rispondo, tranquillo. «Avevo una storia e l'ho messa giù.»
Lei sorride. «Ah, il mio nipote scrittore
Lo dice con quel tono lì, quello che identifica la parola scrittore, come fosse una divertentissima presa per il culo che solo lei può capire.
Faccio spallucce e lei prosegue.
«Ma guarda che l'ho letto eh, mi è proprio piaciuto! Fin da piccolo anche tua mamma lo diceva che a scrivere non ti batteva nessuno!»
«Ah, ma l'hai preso quindi?»
«Sì, sì, certo! L'ho finito giusto l'altro giorno.»
Penso velocemente al report delle vendite del mese in corso, poi chiedo: «E ti è piaciuto?»
«Molto, sì» risponde. «Anche se un po' macabro no? Non me l'aspettavo proprio.»
«E ti è piaciuta la parte con il drago che fa quel macello in città?»
«Quella forse è la parte migliore del libro» risponde con un sorriso, poi passa a qualche altra domanda e finalmente sono libero di andare per i fatti miei.

Indovinate cosa non c'è nel libro?

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